I giudici: le restrizioni danneggiano i diritti e le libertà fondamentali. Ma i casi nelle ultime 24 ore in Spagna sono oltre 5mila, nella capitale il tasso di contagi più alto

Il Tribunale superiore di giustizia di Madrid si è pronunciato contro le misure anti-coronavirus imposte dal ministero della Salute nella comunità di Madrid.

Secondo la Corte Superiore di Giustizia di Madrid il lockdown parziale imposto dal governo spagnolo alla capitale spagnola e ad altre nove città della provincia della Castiglia lede “i diritti e le libertà fondamentali”.

Chi non rispetterà le regole, dunque, non potrà essere sanzionato. Le misure sono entrate in vigore venerdì scorso e riguardano circa 4,5 milioni di persone. La decisione arriva poco prima del ponte del Pilar, festività che cade il 12 ottobre e che ogni anno spinge migliaia di persone a spostarsi nelle seconde case e alle comunità vicine.

Il ministero della sanità spagnolo, però, ha registrato 5.075 nuovi contagi nelle ultime 24 ore. Si tratta di una crescita rispetto ai contagi delle 24 ore precedenti, che erano 4.030. Il bollettino registra 76 nuovi decessi. Il totale dei contagi sale a 835.901 e quello dei decessi a 32.562. Il maggior numero dei contagi delle ultime 24 ore si è verificato proprio a Madrid, con 2.325 nuovi casi. Al momento vi sono 10.662 pazienti ricoverati in Spagna, di cui 1.568 in terapia intensiva.

Il ministero della Sanità spagnolo aveva imposto misure più severe di quelle disposte dalla municipalità di Madrid nell’intento di contenere i contagi, a fronte di un tasso di contagi più che triplo rispetto al resto del Paese. Il “lockdown parziale”, entrato in vigore da venerdì sera per circa quattro milioni e mezzo di abitanti, non obbligava di rimanere in casa, ma limitava la libertà di movimento fuori dal proprio Comune di residenza se non per motivi di lavoro, studio o salute. Una imposizione subito respinta con forza dalla presidente della Comunità di Madrid Isabel Diaz Ayuso che aveva denunciato una “invasione di poteri”, presentando un ricorso in tribunale.

Fonte: La Stampa